Flow: il valore aggiunto del talento e del campione
Di Flow sento parlare per la prima volta in Florida, nel 1997. Il concetto è familiare agli scout, che selezionano i talenti nel basket capaci di entrare in stato di Flow. Hoop Summit è l’evento, Sandro Gamba – Hall of Fame – è l’Head Coach della squadra Resto del Mondo a confronto con i migliori cestisti statunitensi under 20.
1998: un anno dopo. Ai Goodwill Games a New York, gli staffettisti della 4×400 USA stabiliscono il record del mondo. In sala stampa sento dire dai cronisti che i quattro atleti hanno corso in stato di Flow.
Da qui una rincorsa a chi se ne occupa nel mondo. Scopriamo due ricercatori dell’ University of Queensland, Jackson e Marsh, che hanno messo a punto una scala: la Flow State Scale. Ne veniamo in contatto, la traduciamo e iniziamo a proporla a campioni di alto livello, in discipline individuali e di squadra.
Molteplici gli obiettivi: valutarne l’applicabilità nel contesto italiano, evidenziare eventuali differenze disciplino-specifiche, trarne ricadute in ambito professionale.
L’attività di ricerca muove da qui.
Dirk Nowitzki all’Hoop Summit: la scoperta del suo talento