Il primo ad occuparsi di Flow – stato di grazia, momento magico- è il ricercatore americano Mihaly Csikszentmihalyi, all’inizio degli anni ’70 presso la Claremont Graduate University.
Gli studi sull’insorgere del flow nei contesti e nelle attività della vita di tutti i giorni, lo portano ad elaborare la “teoria del flusso di coscienza”, definendola “esperienza ottimale” o “lo stato in cui le persone sono così immerse in ciò che stanno facendo, che tutto il resto sembra non avere importanza”.
L’esperienza di Flow è caratterizzata da un elevato livello di concentrazione e di partecipazione all’attività, dall’equilibrio fra la percezione della difficoltà della situazione e del compito (challenge) e le capacità personali (skills), dalla sensazione d’alterazione temporale, (l’orologio interno rallenta, mentre l’orologio esterno accelera), da un interesse intrinseco per il processo che produce un senso di piacevolezza e soddisfazione.